Steve Rothery

Milano, 13 Marzo 2018

Il legame di Steve Rothery con l’Italia verrà rafforzato ulteriormente dal suo unico concerto nel nostro Paese per il 2018, ospitato in un posto degno di tale affetto: il Teatro Dal Verme. La formazione che lo supporta è ormai rodata e in grado di esprimere il “magico” suono che quei leggendari brani meritano… suono sospeso tra gli anni 80, in cui furono composti, e il presente, dove le capacità tecniche di Steve sono aumentate col trascorrere del tempo; non a caso Rothery è oggi considerato uno dei migliori chitarristi a livello internazionale. D’altronde Steve può raccontare la storia dei Marillion in modo profondo perché a quei brani ha donato l’anima, visto che la sua mano di compositore è ben evidente. I musicisti, tranne Jakubski, sono quelli che hanno già impreziosito gli album LIVE IN PLOVDIV (2013, tranne Romano), LIVE IN ROME (2014) e THE GHOSTS OF PRIPYAT (2014). In quest’ultimo, splendido suo primo album solista in studio, sono inclusi due cavalli di battaglia live: Orpheus e The Old Man And The Sea, dove partecipano Steve Hackett, ex Genesis, su entrambe e nella seconda Steven Wilson, anima dei Porcupine Tree e oggi artista di punta del Prog 2.0 (che aveva già incrociato i Marillion per MARILLION.COM e MARBLES, poi nel 2017 ha curato l’edizione del remissata di MISPLACED CHILDHOOD). Lo stile chitarristico di Rothery, tecnico ma passionale, è immediatamente riconoscibile, grazie anche alla cura con cui ricerca la perfezione delle sonorità, come afferma lui stesso: “Oggi ci sono due approcci che mi piacciono, quello vintage classico e quello delle nuove tecnologie, che permettono, soprattutto miscelandoli, di avere la più ampia libertà di esprimere le idee impossibili da rendere in altro modo. Amo il lavoro di Steven Wilson, penso che sia uno dei più importanti artisti/produttori attuali”. Il concerto sarà diviso in due parti, vista anche la notevole durata, e permetterà all’ascoltatore di entrare profondamente nelle emozioni espresse dalla musica.

Momenti musicali secondo Steve

1) MISPLACED CHILDHOOD: l’album che trasformò i Marillion in autentiche rockstar, grazie anche ad alcuni fortunato singoli contenuti, supportati da video seguitissimi: Kayleigh, Lavender e Heart of Lothian. In studio la band fu supportata da Chris Kimsey, produttore e tecnico del suono per ELP, Killing Joke, Ten Years After, Rory Gallagher. Ancora oggi è considerato un capolavoro del rock. Ricorda Steve: “Prima di Kayleigh detenevamo il record di gruppo che era stato più volte a Top of the Pops, ma che aveva visto i propri singoli scendere sempre di più in classifica. Dopo Kayleigh ci portavano a Top of the Pops in jet, ovunque fossimo, solo per suonare questa canzone. Con MISPLACED CILDHOOD cambiò davvero tutto. Quasi come se fosse giunto il momento di quadrare il cerchio. La nostra musica, senza snaturarla minimamente piaceva a tanti”.

2) I “miei” chitarristi...
“Steve Hacket è una delle mie ispirazioni principali e il suo stile ancora esce fuori in alcuni aspetti del mio modo di suonare. Mi piacerebbe molto collaborare con Kate Bush. Poi amo i chitarristi che hanno profondo emozioni da esprimere, alcuni, purtroppo, ormai scomparsi: Jimi Hendrix, Jeff Beck, George Harrison, David Gilmour, Andy Latimer (Camel), Larry Carlton, Mark Knopfler, Carlos Santana (primi album), Allan Holdsworth (Soft Machine, Gong). Un posto spetta a Dave Foster con cui divido il palco in questa formazione.

3) Il rock oggi ha un senso?
Certamente. Credo sia l'antidoto perfetto alla più sdolcinata musica pop-dance o a quanto siamo costretti ad ascoltare alla radio nella maggior parte del tempo.

4) L’anima di Steve in una chitarra
Ho sempre ricercato più la melodia e l’atmosfera che la velocità fine a se stessa. Credo che la chitarra possa essere uno strumento molto espressivo, secondo solo alla voce umana; cerco di creare assoli “importanti” e di suonare solo ciò di cui la canzone ha bisogno… niente di meno ma nulla di più, l’equilibrio ha troppa importanza, il mio strumento deve essere in relazione al resto del suono complessivo del gruppo. È stato divertente, proprio per questo motivo, registrare il mio album solista, in cui la chitarra è “davanti” per tutto il tempo ma senza stravolgere troppo il gusto per l’atmosfera generale di ogni brano. Quando hai più esperienza riesci a capire chiaramente come trovare il modo giusto per avvicinarsi alla composizione, come eseguirla sia in studio che sul palco. Ho sentito troppi musicisti suonare sempre le stesse vecchie frasi di chitarra senza mai cambiare nulla. Questo non lo sopporto.

Milano

  • 13 Marzo 2018
  • 21:00
  • (+39) 329 3624612
  • (+39) 02 87905
  • Teatro Dal Verme
  • MILANO Via S.Giovanni sul Muro, 2

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